Com'è pericoloso abbandonare la retorica. La retorica è zucchero che fa diventare splendente anche la giornata più uggiosa e trasforma in dolce un pane ammuffito. Del resto, non si è mai visto un popolo così giulivo, come il nostro, nonostante la crisi. Tutto questo non sarebbe possibile senza l'imbambolamento mass mediatico. Ma vengo al punto. Anche il terremoto ci deve insegnare qualcosa. Al di là dell'enfasi che colora ogni informazione sul tragico evento, vediamo cos'è successo non dopo, ma prima del cataclisma tutt'altro che fatale. A pochi giorni dal sisma, sotto la spinta del Comune dell'Aquila, determinata dalle crescenti scosse che avvenivano da mesi, si è riunito il Dipartimento della Protezione Civile di Bertolaso. E dopo la riunione disse che tutto era tranquillo e non bisognava farsi prendere dalla psicosi. La scossa del 30 marzo, del quarto grado di magnitudo, aveva poi scatenato il panico in città, con l'evacuazione di diversi uffici pubblici e lesioni gravi per centinaia di palazzi. Allora il sindaco scrisse un telegramma al governo ed alla protezione civile, chiedendo di organizzare l'evacuazione. Inutilmente.

Quando pensiamo e soffriamo per le vittime e per i danni provocati dal terremoto, non possiamo non ritenere che, anche in questo caso, abbiano contribuito alla gravità del danno e del dolore umano superficialità, fatalismo e il disprezzo delle regole. Non sono stati forse questi comportamenti, legati a un indubbio e allarmante decadimento di valori spirituali, umani e morali, a rappresentare una delle cause della crisi che oggi affligge la nostra società? Sono comportamenti dettati da avidità, dalla sete di ricchezza e di potere, dal disprezzo dell'interesse generale e dei valori elementari di giustizia e solidarietà. Dobbiamo purtroppo constatare che anche questo caso vede accomunati speculatori e forze politiche, senza distinzione.

Finale: se uccidi un uomo e poi gli fai un bellissimo funerale, verrai acclamato uomo di eccellente qualità.