La Francia è ritenuta patria del libertinaggio; ma in realtà una recente indagine pone oltre i 17 anni i primi rapporti sessuali, per uomini e donne, mentre solo il 28% delle donne francesi è favorevole a scindere il sesso dall'amore, ed il 90% di ragazzi e ragazze comprende l'importanza dell'uso dei contraccettivi.

In Italia, la situazione è ben diversa. Si sta assistendo ad una ipersessualizzazione dell'adolescenza, quale conseguenza di un mondo mediatico affamato di sempre nuovi confini, onde evitare l'assuefazione. Non è raro sentire giovani che dichiarano senza pudore di sfruttare il proprio corpo per pagarsi gli studi oppure ritengono sia meglio essere sexy che avere ingegno. Del resto, nella pubblicità il richiamo sessuale è onnipresente e non stupisce che ci siano sempre più ragazze con abiti succinti e comportamenti sconci, malgrado sia risaputo che un atteggiamento volgare riduce il desiderio amoroso dei ragazzi e la loro disponibilità a rispettarle e proteggerle.

E non si dica che la televisione non influenza i costumi e sia solo lo specchio della realtà. Una recente indagine della Società Italiana di Pediatria ha stabilito che il 21% dei ragazzini tra i 12 e i 14 anni, che vedono la televisione, sono più propensi ad assumere comportamenti sessuali a rischio, contro il 14% di chi non la guarda, e che essi hanno, rispetto a questi ultimi, il doppio della probabilità di mettere o rimanere incinta.

Da ciò s'impone l'esigenza di ridurre drasticamente il sesso nella pubblicità e fare educazione sessuale nelle scuole, che non sia però basata soltanto sull'anatomia sessuale, ma punti soprattutto sul sesso responsabile e sull'educazione dei sentimenti, facendo comprendere ai giovani che i messaggi che arrivano fanno parte di una cultura consumistica e superficiale, che in nulla risponde alla loro esigenza di pulizia e libertà.