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LA RABBIA DEI PAZIENTI
Sì, è una vera guerra quella che i pazienti stanno imbastendo contro i medici. Ma guarda un po', anche i pazienti si sono stancati di fare i “pazienti”, abbandonando quella tranquillità che il loro stato di minorità suggerisce, con denunce contro medici e strutture sanitarie ad un ritmo mai prima visto. Gli errori lamentati sono soprattutto per interventi chirurgici inadeguati. Ad esempio una garza o le forbici lasciate tra le budella; la gamba destra amputata al posto della sinistra; la sostituzione di un rene malato con un rene pluricistoso; il prolasso uterino operato su un uomo anziché su una donna e non è sufficiente giustificarsi dicendo che “aveva i capelli lunghi”. Sono cose che capitano, si sa, ma ognuno si è messo in testa di spillare quattrini ai poveri medici, per simili inezie. Un napoletano direbbe “se non avvengono le facciamo avvenire” e fa in modo lui stesso di farsi operare alla mano sbagliata, per chiedere poi un congruo risarcimento dei danni e guadagnarsi una giusta pensione d'invalidità per tutta la vita.
L'argomento è così attuale che adesso la malasanità diventa fiction e si chiamerà “Crimini bianchi”. Ma il film non è ancora andato in Tivù e già l'associazione dei medici, che ha prima gongolato nel vedere le infinite puntate di quel polpettone melenso chiamato “Medici in corsia”, chiede adesso al garante delle Telecomunicazioni di bloccare la messa in onda della nuova fiction, giacché “i medici sono visti come criminali da punire”.
Certo, non tutti gli errori sono dovuti ad omissioni od imperizia e, non raramente, sono da imputare a grave negligenza nell'espletamento dei propri compiti. Ma non diamo tutte le colpe ai medici, innanzitutto perché non tutti sono come li si dipinge e, poi, anche tra il resto del personale c'è gente che non scherza e, spesso, si vede personale ausiliario ed infermieristico mancare delle più elementari norme d'igiene. Neanche vi sono solo responsabilità umane, giacché ha la sua importanza l'organizzazione della struttura sanitaria, l'assenza dei controlli e la mancanza quasi totale di potere dei primari sui sottoposti.
Allora chiediamoci: quali competenze ha chi organizza la macchina complessiva della sanità pubblica, visto che in Italia i direttori generali delle A.S.L. sono frutto esclusivo di spartizione tra i partiti? Ed essendo un direttore generale dell'A.S.L. nominato per motivi esclusivamente politici, quanta libertà ha poi di collocare sui posti più alti i migliori?
Allontanare allora i partiti dalla torta delle spartizioni non è solo un obbligo morale, ma un bisogno di funzionalità, per avere davvero una sana sanità. Con quello che ci costa..!
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