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LA VITA DEI PESCI

Che peccato, cinque sei quintali di novellame al giorno per 6/7 euro al chilo facevano un bel guadagno per i pescatori nostrani. Ed anche gli italiani si erano allattati al gusto dei cicinielli – rossetto e bianchetto – che deliziavano la nostra tavola. Ma si rischia pure che calamari e scarpette non trovino più posto sulle nostre tavole. Tutto questo, con l’entrata in vigore del Regolamento europeo che detta nuove prescrizioni per la pesca nel Mediterraneo, da attuare con maglie larghe che rendano impossibile la cattura dei pesci più piccoli. “Ma che vuole questa Europa, ci vuole affamare? Perfino dice che dobbiamo catturare telline e cannolicchi a un miglio e mezzo dalla costa. Ma quelli vivono a poca distanza dalla riva, come li prendiamo? Afferma che lo scopo è tutelare le specie a rischio. Ma chi se ne frega di quello che pensa Bruxelles; eppoi, mica verranno loro a fare i controlli. Mondo è stato, mondo è, mondo sarà. Faremo come già si fa con i datteri e venderemo a prezzi più alti”. Oltre ai pescatori, anche i ristoratori si lamentano, perché rischiano di scomparire dal menu prelibatezze come la seppia, una solida tradizione italiana. Dopo che si sono persi i quattro anni concessi dall’Unione europea per mettersi in regola, ora ci si muove tutti. Si pensava che l’Europa fosse come l’Italia e si è puntato solo su proroghe e deroghe. Ed invece no. Un insegnamento è giunto dall’Europa e sa di sale. La Federpesca ancora non si rassegna e chiede una deroga o qualsiasi cosa, purché sia nello stile italiano.

In tutto questo io dico: ma non c’è nessuno che difende i pesci e tutta la fauna ittica? Lo dico a gran voce perché, nonostante ancora gli interessati non se ne rendano conto, difendere i pesci significa difendere la possibilità che i pescatori possano avere un futuro per sé e per i propri figli, i quali ultimi rischiano fra pochi anni, per la stoltezza degli ingordi e  la nebbia dei miopi, di non trovare più il Mare Nostrum, ma un mare mortuum.
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