Il Comune di Milano ha deciso di arruolare gli studenti delle scuole superiori e delle università per tenere pulite le aree dei parchi, destinate al gioco dei bambini, offrendo in cambio la possibilità di arrotondare la loro paghetta. Ciò mi ha fatto ricordare che, quand’ero bambino, mi prestavo per piccole incombenze, come portare ai clienti i vestiti della sarta o consegnare un pacco o i fiori del giovane innamorato; potendo così, con i pochi spiccioli guadagnati (il paraguanto), soddisfare i miei desideri. Oggi questo non esiste più. Esiste la paghetta settimanale, ch’è una elargizione fatta dai genitori senza un corrispettivo impegno, quale potrebbe essere pulire la propria stanza, apparecchiare la tavola, aiutare nella spesa, dipingere una ringhiera, ecc. E guai ai genitori che pretendessero qualcosa in cambio, sarebbero considerati dai figli poco moderni o senza cuore. È fatta così ora la gioventù e i genitori non possono fare altro che soggiacervi. Mio nipote a soli due anni ha chiesto alla madre la sua paghetta come il fratellino più grande, anche se non conosce ancora il valore dei soldi. Neanche la crisi economica è riuscita a smuovere questa concezione, fortemente voluta dalle industrie ed accettata, a mani basse, da una popolazione fin troppo sensibile al richiamo della pubblicità. Del resto, tanti anni di assistenzialismo hanno abituato qualche milione di famiglie a considerare normale una paga data senza una prestazione lavorativa, ma all’unico scopo di mantenere la pace sociale. Gli stessi giovani, che grazie alle elargizioni di genitori e nonni affollano con una certa frequenza pub, bar e pizzerie, oppure aggiornano continuamente la generazione del proprio telefonino, contribuiscono attraverso i loro acquisti a mantenere ancora abbastanza alti i consumi, dimostrandosi così dei veri e propri ammortizzatori sociali. Nonostante ciò, io dico ben venga l’esperienza del Comune di Milano e speriamo possa avere un seguito in tanti altri Comuni d’Italia.