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ONDA SU ONDA

Oh, finalmente, nel pantano che è diventato il nostro Paese, qualcosa si muove! Forse è l'illusione di un vecchio sessantottino, che sperava questo accadesse. Sembrava che le coscienze dei giovani fossero ammollate dal benessere e da una televisione con nessun altro fine che di ottundere le coscienze. La grande “festa” è durata più di quarant'anni. Non solo nei talk show, dove ci si eccita ogni giorno a solennizzare, ma anche sul web la musica non è diversa: nel face-book, si diventa amici senza amicizia; in chat non importa chi ci sia dall'altra parte a chiederti il colore delle mutandine. Li si voleva così, i nostri giovani, televotanti privi di potere e consumatori senza cittadinanza, incapaci di accorgersi di essere, nonostante i grandi mezzi di comunicazione, isole in un mare di degradante solitudine. Ora questi giovani sembra facciano sul serio e si preoccupino per il loro futuro. Li hanno addolciti con musiche suadenti fin dalla prima infanzia; ma ora si sono accorti che, mentre essi sognavano mondi irreali, c'era chi ha gonfiato i propri conti ed esteso il potere sull'uomo; ha devastato il pianeta, ha distrutto la memoria, ha dissipato la nostra grande storia, di questa Italia diventata patria di mercanti e personaggi senza scrupoli.

Ecco perché i governanti sono molto preoccupati. Non sono, questi giovani, i soliti birilli trovati finora sulla loro strada, oppositori di poco conto, personaggi senza valore. Questa Onda trasversale può far saltare il tavolo intorno a cui il potere è seduto; e senza usare violenza, con la sola forza della cultura. Perciò Brunetta ha usato parole forti contro gli studenti, mentre le forze dell'Ordine li hanno chiusi nell'Ateneo, affinché non disturbassero il Manovratore. La televisione non ve lo dice, ma diecine di migliaia di giovani hanno manifestato a Firenze, a Bologna, a Roma, a Bari ed in tante altre città, contro il precariato, contro i tagli alla scuola e all'università, contro il Governo, in cortei molto colorati. Non sono i colori seducenti della Tivù, né quelli improbabili del web, ma fanno paura.

 

 

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