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LA NUOVA FRONTIERA DI OBAMA
Barack Obama ha vinto le elezioni americane segnando una svolta, non solo nella storia di quel Paese, ma di tutto il mondo. Questo giovane afroamericano ha gettato lo sguardo del suo popolo di pionieri verso una nuova frontiera, facendo cadere le vecchie preclusioni per il colore della pelle ed ogni altra diversità. Il suo è un programma di pace, che pone al primo posto il dialogo tra i popoli, anche quelli che sembrano più riottosi. Mai più si dovranno inventare pretesti, per giustificare una guerra; mai più guerre per il petrolio; mai più conflitti mascherati da missioni di pace.
Dopo tanto freddo, ora c'è un faro che illumina il mondo e si chiama Barack. L'America dell'assistenza sanitaria solo per i ricchi, della scuola scalcinata dei poveri, dei quartieri degradati, della mancanza di asili e di ricoveri per anziani; l'America del grande sogno per tutti, che solo pochi riusciranno a realizzare; l'America senza previdenza sociale; quell'America ora ha un giovane di carnagione scura, ma con l'anima candida di chi, figlio di immigrato, si è integrato col duro impegno nello studio e lottando per far valere principi nei quali non c'è più posto per una politica senza etica. Obama sta diventando un mito perché è riuscito a trasmettere la speranza che sia possibile vivere in un mondo migliore di quello in cui oggi viviamo. Così ha riavvicinato la politica al cuore della gente, coinvolgendo anche i più giovani. Il suo “Yes, we can!” è il grido di cui tutto il mondo ha bisogno, un mondo chiuso nell'ansia della propria insicurezza, nell'incapacità di vedere le possibilità offerte dalla globalizzazione e dalla pace. E invece, “We can!”. Sì, gridiamolo tutti, “We can!”. Anche nelle società più rattrappite e diseredate, più materialiste e senza cuore, gridiamo, anzi urliamo “Yes, I can!”. Si può cambiare ed io ci credo!
Quando questo vento caldo, foriero di pace e di speranza, si estenderà, potremo gridarlo anche noi, che ci teniamo i faccioni rattrappiti e senza slancio dei nostri politici rifatti, sempre gli stessi, che governano le nostre vite, nonostante i cerotti delle sconfitte. Ci leghiamo a questi ferri fuori tempo proprio come fanno i vecchi che, presi dalla paura della vita, si abbarbicano al loro passato; ci teniamo questi Pierini sempre in piedi, che cadono e si rialzano, senza fine. Nella nostra società priva di cambiamento, anche i giovani, entrati nei partiti per cooptazione, io li ho visti, sono come loro, senza entusiasmo e pieni di spregiudicato cinismo, a contendere ai vecchi il potere, con le stesse armi, con lo stesso egoismo.
Facciamo entrare linfa nuova anche nella nostra vita, arieggiamo la nostra società. Gridiamo, per favore, pieni di speranza nel futuro, anche noi come Obama: “YES, WE CAN! - YES, WE CAN! – YES, WE CAN!”
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