Ma quali segnali ci deve ancora inviare la Terra, per farci capire che non accetta più di subire lo scempio che continuamente le infliggiamo?

Quello che è successo lungo le coste messicane ci avverte che non è più possibile dipendere dal petrolio e, per farcelo capire con chiarezza, visto che noi da soli non ci arriviamo, il nostro pianeta sta vomitando una bava nera per centinaia di chilometri, al ritmo di migliaia di barili al giorno, ed ha intenzione di continuare per mesi, infliggendo così, per una cinquantina d’anni, una gravissima ferita alla flora ed alla fauna marine, nonché alle attività economiche ad esse collegate. Eppure, queste dimensioni così catastrofiche non impressionano i nostri dirigenti politici, visto che, mentre Obama sembra voler riconsiderare tutta la questione delle trivellazioni, chi governa il Paese, sta dando il via libera a trivellare il bel mare siciliano e perfino le chiare acque delle isole Tremiti, considerate vere e proprie perle del Mediterraneo. Ma sì, tanta stupida poesia intorno a queste acque cristalline; spegniamo certo fanatismo con un po’ di catrame! E del resto è sotto gli occhi di tutti che, puntando sulle memoria corta della gente, si sta portando avanti lo sciagurato progetto di riaprire ed installare una diecina di centrali nucleari in tutta la penisola, senza rispondere mai alla domanda chiave: cosa ne farete delle scorie a smaltimento millenario? Anzi, la risposta: abbiamo qualche migliaio di anni per pensarci, qualcosa si troverà. Ma lasciamo stare i nostri governanti e parliamo di noi. Cosa facciamo noi, per far sentire la nostra voce, la rivolta delle coscienze per questo modo insensato di gestire l’economia del Paese? Niente. Siamo troppo impegnati a guardare la Tivù. Tutti i giorni ci facciamo ammaliare da quel cubo stregato, con il quale incessantemente si balla e festeggia; si celebrano eventi tra veline, velone e zoccole, infischiandoci che la Terra brontola e chiede di esser ascoltata.