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IL MONDO ALL’INCONTRARIO

Nelle fiabe di molti paesi europei, specie nordici, gli orchi appaiono nelle sembianze di orribili mostri dall’indole crudele, che divorano carne umana. Charles Perrault, alla fine del seicento, introdusse il prototipo di quello che sarebbe poi diventato l’orco tradizionale delle fiabe. Si tratta di un uomo gigantesco, dall’aspetto di un bruto ed è spesso rappresentato come peloso, muscoloso, barbuto e con il ventre prominente, non raramente armato di un pesante bastone. Ma lo tradisce spesso la sua stupidità, che è ciò di cui l’eroe della storia si avvantaggia per sconfiggerlo. Nelle fiabe l’orco cattivo è spesso il guardiano di una principessa reclusa e tiene prigionieri o divora i bambini.
Alla lettura di queste favole orripilanti, in cui piccoli indifesi come noi venivano terrorizzati dai mangiafuoco di turno o sgozzati come agnellini, noi bambini restavamo sgomenti e, per giorni e giorni, avevamo paura di andare a dormire. Oggi non c’è più bisogno di leggere fiabe e la realtà ha nettamente superato la fantasia. Di questi tempi gli orchi si annidano nelle famiglie ed hanno moglie e figlie così affettuose che non si sentono prigioniere, sono invece liete di custodire e proteggere i segreti di un marito o di un padre orco; ovverosia, pur sapendo quello che lui fa, fingono di non sapere. Ed anche nella nostra società è ormai tutto un po’ all’incontrario. Nella favola del lupo che minaccia l’agnellino, nessuno si lamenta, anzi tutti gli altri agnelli, invece di belare in cerca di aiuto, per poter sfuggire all’aggressione sanguinaria, cantano in coro “meno male che il lupo c’è”. Nelle odierne storie alla rovescia, Garibaldi è dipinto come un assassino e gli occupatori austriaci vengono esaltati come liberatori. Perfino l’inno nazionale, un giorno a noi caro, viene ora spernacchiato e la nostra bandiera ridicolizzata ed irrisa, quando non è usata per pulirsi il deretano.

 

 

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