C'è la città che ha il lungomare con grandi lampioni accesi anche di notte, forse nel recondito intento di spingere tutti a leggere. C'è la città che ha provveduto ad illuminare a giorno diversi chilometri di strada extraurbana e quasi tutta la montagna, sì che da lontano sembra proprio una metropoli. Ci sono, poi, diecine di città delle palle che, per l'esagerato bagliore, rendono il sonno impossibile ai propri abitanti. Tanti centri sono in gara tra loro, in questa corsa a vincere il trofeo della stupidità. Io non sono particolarmente amante del buio, anche perché ci aspetta un'eternità totalmente caliginosa; perciò, visto che apparteniamo al mondo della luce, non ancora all'urlo delle tenebre, godiamocelo alla grande questo mondo! Anche io vorrei palazzi, piazze e vie bene illuminati. Ma si può illuminare senza darlo a vedere, lasciando soprattutto in pace i nostri occhi. Se gli amministratori piangono per le loro casse esauste, chiedete loro di dire quanto spendono in elettricità e quanto inquinamento comporta l'eccessiva accensione delle luci. Poi piangete pure con loro.

E le industrie? Alle quotidiane emissioni di fumi e veleni, aggiungono l'inquinamento per sembrare enormi Luna Park; e non si curano che, oltretutto, quell'esagerato bagliore, disperso nell'atmosfera, determina un tale sconvolgimento dell'equilibrio ambientale da costringere gli uccelli e tutta la fauna, notturna e diurna, a ritrovarsi confusa, pure di notte, nel chiarore di mezzogiorno.

Qualcuno dirà: “Ci risiamo con la logica dell'uccellino!” E sia, ma è risaputo che l'imbecillità che uccide l'uccellino ammazza anche l'uomo. Certo, così com'è bizzarro che si ingrassi con ogni sorta di cibo e si tenti, poi, di smaltire il proprio adipe in palestra, è ancora più strano che dopo bagordi consumistici di energia elettrica, ci si rivolga alla pale eoliche, per poter smaltire almeno parte del proprio esagerato consumo energetico, a costo di vendere anche l'ultimo pezzo dei gioielli di famiglia.