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LE DONNE DEI BOSS
Ma la vogliamo smettere di credere che la criminalità dipenda dall’assenza di lavoro? Non è questo che alimenta la delinquenza, ma una certa propensione, presente nel nostro DNA, che non considera reato rubare rose da un giardino e frutta dagli alberi. Qualche persona “per bene”, con l’auto ed un ombrello, si fa la provvista delle olive ogni anno. Del resto un meridionale che chiede lavoro non è raro che dica “… se poi debbo andare a rubare!”, mostrando di avere scarse remore morali. Inoltre, chi decide di delinquere lo fa per propensione al guadagno facile ed abbondante. Un vero esperto di queste cose, come Totò Riina, diceva alla moglie che non voleva “portarle uno stipendiuccio da impiegato ma farla ricca”. Questo ci fa capire anche quanta importanza abbia il ruolo femminile, nella scelta di delinquere. Il mammismo del Sud arriva anche a perdonare le malefatte del figlio che avvia i primi passi nella malavita. La madre copre il figlio pensando di dimostrargli così il proprio affetto. La moglie del boss ama la “bella vita” che lui le garantisce; la protezione che la rende importante; i gioielli, le terre, le case, le attività commerciali che le permettono di fare la signora, senza averne i meriti o i guadagni. Per tutto ciò, esse riescono ad accettare anche il rischio di vedere di colpo finita nel sangue la vita dei mariti e dei propri figli. Ecco perché sempre più spesso vediamo che le stesse mogli dei boss diventano “cape” delle organizzazioni criminali. Ma se solo volessero, dando fondo alla loro sensibilità di donne, queste madri e mogli dei boss potrebbero fermare l’orribile giostra e dare un serio contributo al miglioramento della nostra società. |
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