Ve la ricordate l’allegra canzoncina di Orietta Berti? Dal titolo di quella canzone Bettino Craxi coniò il suo messaggio ottimistico per l’intera nazione: fin che la barca va. Fu un vero e proprio proclama del suo governo da cui discesero tutta una serie di decisioni. A cadenza sistematica ci mettevamo di fronte alla cassetta dei medicinali e buttavamo nella pattumiera i medicinali scaduti. Ogni casa era una farmacia, tanto pagava Pantalone. C’erano allora i pensionati baby, giacché si poteva andare a riposo anche giovanissimi. Una professoressa di mia conoscenza percepisce da trent’anni la pensione ed ha meno anni di me. Lunga vita a lei! Eppoi, quelle file interminabili di giovani davanti alla sede del PSI. Dovevamo chiedere permesso, per saltare il tappo umano che si creava sul corso del mio paese, all’altezza della sezione socialista. Ci chiedevamo tutti se era un partito quello o l’ufficio di collocamento. E siccome finché la barca andava doveva andare, c’era tanto spazio per le assunzioni, specie quelle pubbliche, giacché in ogni luogo dove si creava un posto di lavoro, ci andavano almeno in sette, cinque per tacitare il pentapartito, due in più per rispettare la maggioranza, uno per la DC ed uno per il PSI. Quest’ultimo, in realtà, pur avendo poco più del 10 per cento dei voti, riusciva ad avere il 50 per cento di tutto, comprese le tangenti sulle opere pubbliche appaltate. Fin che la barca va!

Vi era qualcuno che già allora lamentava che stavamo mangiandoci il futuro dei nostri figli, ma il menagramo veniva subito isolato e messo ai margini. Fin che la barca va! Vediamo ora il risultato di quella barca mangiasoldi, accumulatrice di debiti. Le medicine si pagano del tutto; i giovani sono costretti, se sono fortunati, a fare lavori precari o inadeguati alle loro competenze; ogni sette posti che si liberano se ne occupa uno solo; in pensione si andrà a settant’anni, se si arriverà a settant’anni. Solo le tangenti sono rimaste uguali al tempo della barca che va.