L’atto sconsiderato contro il premier chiama alla riflessione tutti noi, nessuno escluso, neppure la vittima di questa infame aggressione. I re di altri tempi avevano sempre ai propri piedi un giullare. Era un modo per smitizzare il proprio Ego, la propria prevalenza sociale, la supremazia su tutti gli altri, l’altezza regale con contorno di maggiordomi, stallieri e servitù di Corte. Una figura, quella del re, così alta ed irraggiungibile che attirava l’ammirazione dei sudditi, i quali s’inginocchiavano al suo cospetto; ma suscitava anche, in larghi strati del popolo, rancore ed odio incontenibili, con grave rischio per l’esercizio del potere del sovrano, l’incolumità e la sua stessa vita. Il buffone di corte cosa faceva? Smitizzava il suo re, gli faceva lo sberleffo, lo punzecchiava, dava eco alle sue parole, gli metteva le corna, lo canzonava davanti a tutti, e tutti ridevano di gusto. Sembra uno scherzo, ma è proprio questo che salvava il re dall’aggressività dei suoi sudditi, spegnendo il fuoco del loro odio in una risata sganasciante e salutare. L’atto violento contro il nostro Presidente del Consiglio è stato, sì, un atto di un malato di mente, ma è anche stato un gesto di profanazione popolare verso un corpo più volte ostentato con promesse di eterna giovinezza, se non d’immortalità, con gesti, pose, abiti, tacchi, lifting, trapianti, terapie virilizzanti e palle. Quel corpo è diventato così un’icona da glorificare per molti, per tanti altri da distruggere. Perciò, prima di finire, vorrei dare al premier un premuroso consiglio: Presidente, continui a farsi magnificare con la ola di tante belle ragazze e mostri pure in pubblico il suo corpo ignudo senza canottiera in inverno, ma tenga presente che per continuare a farlo deve consentire al popolo lo scarico delle pulsioni con la satira. Lasci che la gente si sganasci alle battutacce di Beppe Grillo e Sabina Guzzanti, all’irriverenza dei Santoro e Littizzetto. Mi creda, sono i migliori alleati che ha!