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COSA SONO I PARTITI

Ho incontrato un dirigente politico e gli ho detto: “Datevi da fare. È giunto il momento di dimostrare che i partiti sono diversi da quello che pensa la gente, specie i giovani, che considerano i partiti una brutta cosa, nei quali militano persone che puntano a guadagnare dalla loro partecipazione un benefit, dieci, cento benefit, leciti o illeciti che siano. Bisogna far capire che in un partito non si va per realizzare affari, ma per raggiungere attraverso il consenso gli interessi della società. Per ottenere questo, occorre che i partiti facciano un passo indietro, cedendo quelle fette di potere che hanno avidamente occupato nel tempo: le AASSLL, la Rai, le Direzioni Scolastiche Regionali, gli enti collegati a Regioni Province e Comuni, i Commissari ai rifiuti, i Commissari ai Lavori Pubblici, i Commissari alla Protezione Civile, insomma direttamente o indirettamente tutti i posti di sottogoverno; tanto che non si muove foglia senza che soffi il vento della partitocrazia”. E gli ho detto anche: “Occorre prendere esempio da Atene antica, culla della democrazia, dove candidati erano solo coloro che si presentavano all’elettorato con il cuore e la veste candidi; dove il coccio dell’ostracismo era usato contro chi aveva sporcato quella veste, non contro la gente per bene; e venivano portati sugli scranni le persone che brillavano per ingegno e competenza, non i faccendieri”. Mi ha risposto lui: “Amico mio, noi smazziamo dalla mattina alla sera ad organizzare la sezione, a mettere e togliere cartelloni, a distribuire volantini. Tocca a noi ricoprire le cariche pubbliche. Cosa fanno gli odierni intellettuali? Scrivono libri ed articoli? Continuino a scrivere libri ed articoli. Alla politica ci pensiamo noi!”. Confesso che non mi aspettavo una risposta del genere. Soprattutto perché quel dirigente non appartiene alla destra accentratrice, né alla sinistra partitocratrica. È esponente di un partito che si richiama ai valori morali.

 

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