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ATTENTI ALLA BORSA!
Insomma, da quel poco che ho capito del capitalismo, mi sento di dire che la sua finanza è un'onda che trascina, che si espande, si alza e poi cade giù. Se l'ho capito io, il concetto di ciclicità della finanza, figuratevi se non l'avete capito voi, ogni sera incollati a seguire l'andamento delle borse, che salgono su e vanno giù, al ritmo di uno zero virgola. Però, mi sono sempre chiesto: quest'altalenare di decimali, che giornalmente ci viene propinato, a chi interessa? C'è qualcuno che ci capisce?
In questi giorni, tuttavia, sul calo pauroso delle borse in tutto il mondo, forse qualcosa ho capito anch'io. Ed è un disastro. Soprattutto perché l'andamento delle borse, presentato ogni sera in Tivù, ha spinto anche la povera pensionata e l'edile con il suo modesto gruzzolo a scommettere; e mi viene il sospetto che il fine che si voleva raggiungere era proprio quello di spingerci a giocare in borsa; oltre a convincere tutti noi, gnocchi teledipendenti, che la vita ci va bene o ci va male a seconda dell'andamento della borsa, creando così le condizioni per una stagione in cui la finanzia se n'è andata per i fatti propri, senza essere supportata dalle cose, dalla produzione, dal lavoro degli uomini; in poche parole dalla realtà della società che vive, opera e produce reddito.
Del resto, quelli che adesso piangono e stanno vendendo a metà prezzo le proprie azioni, i titoli o i fondi, poveri allocchi, non hanno considerato la periodicità dell'andamento monetario, il rischio che corre chi “gioca” in borsa, soprattutto se, come me, non capisce un fico secco di economia.
Rivolgiamo un pensiero alle banche. In nome di un liberismo senza regole, ci hanno appioppato, in questi ultimi anni, un aumento da due a quattrocento euro al mese sui mutui ed ora, poverine, sono sull'orlo di una crisi di nervi. Meno male che Berlusconi, più veloce della luce, ci ha già pensato, facendo varare dal Consiglio del ministri un decreto anticrisi e annunciando solenne: “Nessun istituto fallirà. Abbiamo salvato i risparmiatori”.
Che bello, è bello un fatto così. Nessuno viene lasciato solo dallo stato. A parte, naturalmente, i poveracci. Ma che fa? La finanza non è solo moneta. È anche attesa, amore, conoscenza e bellezza; perciò, non possiamo che essere contenti che anche la povera gente ha potuto, in tutti questi anni, provare il gioco un tempo riservato solo ai ricchi. La vita è fatta anche d'incertezza e la televisione ci ha abituati ormai a provare l'ebbrezza dell'azzardo: dai quiz, ai pacchi, alla vecchia schedina, al lotto, al superenalotto. Se non ci riusciamo col lavoro, il gioco può cambiare la nostra vita da così a così. E che sarà mai se, anche questa volta, saranno soltanto i subalterni a rimetterci le penne!
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