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LA BESTIA NEL CUORE
Nel dicembre di due anni fa, a Erba si è consumato un gioco tragico e primitivo. I coniugi Rosa Bazzi ed Olindo Romano, mettendo in atto il loro piano criminale per la difesa della pace domestica, hanno ucciso i vicini di casa. Quei vicini dovevano rispettare il silenzio, e quale luogo migliore per raggiungere l'obiettivo che spingerli nella quiete eterna del cimitero? Tutto qui il movente: dissidi insanabili, degenerati in un tuffo nel sangue della vicenda più orrenda della nostra storia repubblicana.
Ma c'è un fatto inaspettato che avviene intorno all'immane delitto. Mentre una parte dell'opinione pubblica rimane allibita ed esprime ostilità, odio rancore e rabbia, di fronte all'orribile misfatto, altri manifestano rispetto, comprensione, se non vera e propria giustificazione, verso tale efferatezza. Alcuni hanno inviato ai due coniugi maledetti lettere di solidarietà. “Siete i nostri eroi”, ha scritto una signora; “Anche noi avremmo voluto fare come voi, ma non ne abbiamo avuto il coraggio”, ha espresso qualcun altro.
Perché tutto questo? A tale domanda occorre dare una risposta, giacché conoscere i motivi di simili atti di stolida solidarietà ci aiuterebbe a capire la base del problema, che va molto al di là della punta dell'iceberg.
Non possiamo nasconderci che quelle voci stonate sono il sintomo che molti italiani odiano i vicini di casa. Ciò è dovuto soprattutto al fatto che, abbandonato ogni interesse per la vita sociale, la casa è diventata lo spazio nel quale esercitare senza limiti la nostra libertà. “In casa mia posso fare ciò che voglio”, si sente dire spesso, ignorando che pure in casa dobbiamo comportarci in modo da non arrecare molestia agli altri. Ad esempio, evitando di tenere il volume dell'audio troppo alto; rispettando le ore di riposo; non buttando la propria sporcizia nei luoghi sottostanti e così via. Insomma, violando le più elementari norme del diritto e della civiltà, si preferisce non sapere che la nostra libertà cessa là dove inizia la libertà degli altri.
D'altra parte, l'assenza di valori e di motivi alti per cui lottare ci conduce ad occuparci delle questioni più spicciole, su cui riversiamo tutti i nostri pensieri. Una volta ci si batteva per la dignità e la libertà degli uomini, per la pace, per la giustizia sociale, per servizi sociali più efficienti, per l'emancipazione delle donne. Oggi la palestra del nostro “interesse sociale” diventano il condominio, il cortile, il giardino, la stradina comune, lo spazio domestico e su di essi si riversa tutto il nostro impegno, fino alla rissa.
Al linguaggio aggressivo e volgare contribuisce come al solito la nostra sculettante televisione, dove prevalgono i comportamenti più infantili e personaggi senza valore, che non sanno fare altro che “essere se stessi”.
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