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VOGLIA DI PARTECIPARE

Accidenti, il leader di un partito, grande quanto un pidocchio, ha battuto un partito del 30 per cento, in un’Italia che sembrava tutta un talk show. Adesso cosa penseranno i politici sicuri che non servano più le sezioni, i comizi, le lotte ed il contatto con gente? Mentre chiedevo ad un esponente del PD pugliese se non fosse il caso di riprendere il rapporto con la base, lui continuava a dirmi “A che servono le riunioni? Ci vogliono le persone giuste”, strizzandomi l’occhio, mentre stentavo ad afferrare. Poi ho capito che la sua visione politica era in quella strizzatina d’occhio e che non avrebbe voluto ascoltare nessuno, neanche sotto la minaccia di sparargli un colpo nel sedere. Da questo modo di considerare la politica, discende quello ch’è avvenuto in Puglia. Alle persone reali, che si riuniscono e discutono, certi dirigenti preferiscono le persone virtuali, per avere le mani libere per gli inciuci; anche a rischio di perdere il termometro della situazione e che gli elettori guardino da tutt’altra parte da quello che decidono loro. Il significato della grande vittoria di Vendola nelle primarie è proprio nel desiderio di tanti di partecipare e decidere il destino del proprio territorio e della nazione. Inoltre, non paga la cultura delle alleanze, tesa a mettere insieme partiti e partitini, pur di vincere. Una tale visione non soltanto non assicura la vittoria, ma se pure vi fosse, non certamente assicurerebbe la governabilità. Vendola ha vinto, anche, mettendo in campo la forza delle parole, dell’eloquio e dell’affabulazione. La gente comune, benché allattata alla banalità di una televisione insolente ed incolta e di partiti che hanno rinunciato da tempo a proporre ideali, non ha completamente dimenticato la lezione dei vecchi politici, che erano veri educatori delle masse, prima ancora di essere onesti e probi amministratori. E non serve far svolazzare su tutto questo due baffetti irridenti, color zucchero e pepe.  

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