Sta tutta a ruotare intorno al giallo di Avetrana, quest’italietta che si scopre sempre più piccina, ad inseguire gossip a gogo. Oltre all’Italia dei direttori tecnici del calcio, abbiamo adesso un popolo d’inquirenti, pronti a dire di aver capito fin dall’inizio le dinamiche dell’omicidio, salvo poi a cambiare giudizio, con la stessa sicumera, ad ogni nuova versione di quell’ebete senza coscienza, che ci sta portando come il can per l’aia.
Adesso si è anche scoperto che non vi è bisogno di fare un processo alla figlia. Ce lo ha spiegato un sedicente esperto del linguaggio del corpo, il quale ha confermato “senza ombra di dubbio” che Sabrina, la cugina del cuore di Sarah, uno scricciolo imprigionato in una gabbia d’ignoranza, è colpevole dell’assassinio in concorso col padre. Infatti, mentre la giovane si proclamava innocente davanti alle telecamere, sollevava la sua spalla sinistra. Era quello il segno inconfondibile che stava mentendo. Ce lo mostra, con chiarezza, l’ingrandimento dello zoom, posandosi più e più volte su quella spalla malandrina. E fa partire, così, il belare del vorace gregge televisivo. È stata lei, io l’ho sempre pensato ed ora non ci sono più dubbi. L’ha detto la televisione che con quell’alzata di spalle Sabrina ha rivelato il misfatto. Quell’alzata di spalle non significa lasciatemi stare perché mi avere rotto. No. Significa: “Sono colpevole, non vedete la mia spalla?”.
La televisione. Chissà perché questa volta non ha scelto la linea difensiva, come fatto nel passato; ad esempio con i due giovani ricercatori dell’università di Roma, rei di aver assassinato una ragazza, e con la madonna piangente di Cogne? È possibile che ciò sia dipeso dal fatto che nessuno ha pagato? O questa volta non ce n’era bisogno, visto che con la fiumana d’interviste rilasciate dalle due insaziabili famiglie coinvolte, con annessi i loro vicini, la televisione, luogo della più spudorata finzione e di bieca menzogna, ha guadagnato audience e montagne di denaro?