La televisione ce la mostra come sapete: donna oggetto, continuamente intenta a stuzzicare la fantasia degli uomini; dolce bocconcino da addentare; selvaggia e aggressiva; topolona protesa a succhiare il formaggio; brivido rosso Martini dry; sesso senza amore.

La realtà è molto diversa da quello che appare in TiVu e nelle gigantografie murali. La donna è ancora quella di un tempo, costretta a rientrare presto la sera; stuprata all'angolo di strada e decisa, nove volte su dieci, a non denunciare l'aggressore; e quando lo fa, rischia di trovarsi sul banco degli accusati; violentata in famiglia; ossessionata dallo stalking, contro il quale i carabinieri spesso dichiarano di sentirsi impotenti, quando non si chiedono se quella è esaurita; oppressa dalle discriminazioni sul lavoro, dalle allusioni volgari dei colleghi; tenuta fuori dal parlamento e dagli altri posti di comando; priva di asili nido e delle altre strutture sociali, che garantiscano loro la maternità ed il lavoro. Sono queste le donne di oggi e ci sarebbero mille motivi per riprendere di nuovo la lotta, nonostante il fallimento storico del femminismo senza femminilità, che, a parte qualche importante conquista, ha malamente illuminato il fine millennio.

Ora io dico: se questa è la realtà, come fanno tante donne, nonostante la crisi, che impone di modificare i costumi, non solo i consumi, come fanno a prendere d'assalto i ristoranti l'otto marzo, dove se non prenoti non trovi neanche un posto, in questa che era una volta soprattutto giornata di lotta e resoconto delle conquiste ottenute negli anni.