Ma ci sarà pure un sociologo per dipanare la cosa? Eccheccacchio! Abbiamo la crisi più inverosimile che si ricordi e la facciamo diventare incomprensibile, per difetto di analisi. Insomma si vocifera sempre più insistentemente che questa crisi è strana. Infatti, a fronte di segnali inquietanti, che fanno temere la situazione possa sempre più scivolare lungo un pendio funesto, ve ne sono altri che li contraddicono in maniera plateale, sollecitando un certo scetticismo.
Insomma, se c’è un sociologo che voglia per una volta confrontarsi con la cruda realtà, lo faccia e gliene saremo grati. Per esempio sarebbe opportuno sapere di quanto si è assottigliato il tesoretto delle famiglie. Cioè, quelle ragazzine che stanno in vetrina, al bar del mio paese, e tutti i giovani che occupano giornalmente pizzerie e pub, avendo ormai perso l’abitudine di mangiare a casa, di quanto stanno sbancando i risparmi dei propri genitori e dei nonni? Vorrei capire anche - visti i tanti “si vende” - se la scelta di vendere casa è determinata dall’esigenza di mangiare e vestirsi in maniera dignitosa o dalla voglia di continuare a mantenere il vecchio stile di vita. E se gli orefici, che vengono presi d’assalto da gente che non vuole acquistare monili ma vendere oro, servono per caso a consentire alle graziose fanciulle e alle loro madri (anche nonne) di frequentare il corso di ballo; il salone del parrucchiere; la palestra, per curare il proprio corpo; il chirurgo plastico per farselo rovinare; l’estetista per decorare settimanalmente le preziose unghie. E potrei continuare con l’acquisto di cellulari di ultimissima generazione e di vestiti firmati o di alta moda. Ma siccome tutti questi “passatempi” sono piuttosto costosi, vorrei chiedere al nostro silente sociologo di quanto sta aumentando il numero delle donne che si danno - in maniera stabile, saltuaria od occasionale - così da tenere ancora in piedi la “belle époque”.
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