La Pasqua è la festività cristiana che ricorda la resurrezione di Gesù. Ma si può creare un raccordo, tra cattolici e laici, credenti e non credenti, intorno alla passione ed alla resurrezione di Cristo?
“Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro”. (Giovanni 20,1-10)
Dal punto di vista teologico, la Pasqua odierna racchiude in sé tutto il mistero cristiano. Con la passione, Cristo si è immolato per l'uomo, liberandolo dal peccato originale, riscattando la sua natura corrotta e permettendogli di passare dai vizi alla virtù. Con la resurrezione, Cristo ha vinto sul mondo e sulla morte, mostrando all’uomo il proprio destino, cioè la risurrezione nel risveglio alla vera vita.
I cristiani hanno trasferito i significati della Pasqua ebraica nella nuova Pasqua cristiana. Ma c’è in tutto questo mistero anche una verità incontrastata in tutte le concezioni teologiche e filosofiche ed è la mortificazione della carne. E questo significato umano e spirituale assume valore e connotazione universale per tutti gli uomini. Quanti delitti e quante nefandezze si compiono per nutrire la nostra carne, la nostra immagine, con la ricerca spasmodica dei beni materiali. La morte è violenza, il dolore fisico è violenza, la paura di perdere i beni accumulati per fare sazia “questa panza” ci spinge a sottomettere la nostra dignità, il nostro senso di responsabilità e la dedizione o donazione all’altro. Oggi viviamo tutti il malessere di una vita finta, in cui si levano grandi esaltazioni del corpo, dimenticando di coltivare la nostra anima.
Perciò viene spontanea la domanda: in quale situazione ci apprestiamo a celebrare la Pasqua di passione e resurrezione di Cristo e di tutti noi?
Anche la politica può produrre resurrezioni. La parola di Dio mi dice che c’è una politica secondo il sepolcro e una secondo la vita materiale. Là dove ci si preoccupa di distinguere una lettura individualistica della resurrezione da quella sociale e pubblica si cade in una frode, si spezza l’unità del messaggio, che non può essere ricondotto in modo piatto dentro i parametri delle nostre opinioni e va mantenuto nella sua trascendente ed unitaria realtà. Se non si rispetta questa legge non siamo più in grado di parlare della resurrezione, neanche secondo il piano individuale, che è certo giusta, ma solo se non viene scissa dalla totalità del significato.
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