La scorsa settimana ho evidenziato come anche l’uso delle parole possa svelare i vizi dei politici. Essi hanno coniato una formula che a loro sembra vincente, dicendo che il nostro parlamento è lo specchio dell’Italia. E non negano, quindi, che in esso vi siano ladri(tantissimi), impostori(alcuni), corrotti e corruttori(una marea), mafiosi(in quantità), ignoranti(la maggioranza), puttane e puttanieri, oltre alla piccola pattuglia di persone per bene. E una volta si pensava che i nostri rappresentanti fossero davvero Eletti! “Ahi serva Italia di dolore ostello non donna di provincie ma bordello”.
Ma veniamo alla società civile, che mangia pane e tivù. In tempi così poco esaltanti tutti gli incontri, anche i più banali, vengono definiti “eventi”. E basta che si presenti il più infimo uomo di spettacolo, un Costantino, un tronista, una scaglietta qualsiasi del grande circo mediatico, che ci si esalta in un plateale standing ovation.
Il rapporto amoroso, ch’è sempre stato il più grande collante che lega un essere all’altro essere, col potere di abbassare le pulsione aggressive e puntare ad una società di pace, è stato svilito ad una semplice “storia”, cioè una vicenda con valore temporaneo e senza futuro. Perciò è del tutto normale che avvengano tradimenti, che spesso sono definiti “terapeutici”, cioè non atti iniqui a danno del partner, ma attuati proprio per “tenere in piedi” il reciproco rapporto. E quando chi viene tradito non è d’accordo con tale formula di comodo, nasce subito la richiesta “dammi un’altra possibilità”.
Come i comportamenti, anche la lingua viene forgiata dalla pubblicità, che cambia pure il vocabolario. Ormai non si usa più “ottimo”, quale superlativo di buono, ma “buonissimo”, che è lungo come lo yogurt reclamizzato. E poi c’è un insieme idiota di parole e frasi fatte, come “non si va da nessuna parte”, “ma di che stiamo parlando”, “assolutamente sì”; tutto pur di evitare la fatica di pensare.
Non vi dico, poi, della formula magica usata in ogni occasione da chi non ha valore: “Sono stata/o me stessa/o”. Del resto una velina, un tronista, una reclusa della casa del Grande Fratello, che non sa cantare, non sa recitare, non sa ballare (a parte lo stacchetto), cosa può vantare di più. Una volta, attraverso l’emulazione, lo studio, il lavoro, si voleva diventare migliori e diversi da sé. Oggi ci si accontenta. In tempi così meschini si delegittima perfino il passato, la storia, i grandi uomini che ci hanno regalato una patria ed una identità nazionale. Che tempi!
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