Abstract: le immagini e gli atteggiamento che oggi ci fanno ridere, mandavano in visibilio le

               folle

 

Don Chisciotte della Mancia, protagonista dell’opera di Miguel de Cervantes, dimostra quanta verità ci possa essere in una parodia. Il protagonista della vicenda è a tal punto appassionato di romanzi cavallereschi, da venire trascinato in un mondo fantastico, nel quale si convince di essere un cavaliere errante. Purtroppo, la Spagna del suo tempo non è quella della cavalleria e le avventure sono scarsissime. La sua visionaria ostinazione lo spinge però a leggere la realtà con altri occhi. E scambierà i mulini a vento per giganti dalle braccia rotanti, le greggi di pecore per eserciti nemici. Combatterà questi avversari immaginari risultando sempre sonoramente sconfitto, nell’ilarità di chi assiste alle sue folli gesta. Così Don Chisciotte perde gradualmente la connotazione di personaggio comico per uno spessore grottesco. Il “folle” cavaliere mostra al lettore il problema di fondo dell’esistenza, cioè la delusione che l’uomo subisce di fronte alla realtà, quando l’immaginazione vorrebbe sostituirla.
            Ma l’uomo non impara mai abbastanza ed ecco, nella storia d’Italia, un personaggio altrettanto comico, finché non diventa tragico per l’intera popolazione: Benito Mussolini, con le sue mire folli di ricostruire l’Impero romano, il quale per avere l’appoggio della popolazione alle sue guerre coloniali fece divulgare diverse canzoni propagandistiche. Tuttavia più spesso egli offriva il suo stesso corpo all’esaltazione popolare, con il petto gonfio, le pose eroiche, le mani al cinturone ed il tentativo di sembrare molto più alto dei suoi 168 cm. (di regime). Così, le immagini e gli atteggiamenti che oggi ci fanno ridere, allora mandavano in visibilio le folle.

Meno male che ora le masse sono più colte e con maggiore capacità critica di un tempo. A proposito, dai risultati elettorali è uscito vincente o perdente il nostro Cavaliere errante?