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Riflessi di Città

Le tre “i” minuscole della Moratti


    E parliamo infine di scuola. Quello che negli ultimi tempi preoccupa genitori, docenti e dirigenti scolastici è la cosiddetta “Riforma Moratti”.
    Il ministro Luigi Berlinguer aveva lanciato una riforma globale di tutti gli studi, dalle scuole materne fino alle scuole secondarie superiori, ed aveva messo tanta carne a cuocere che per mangiarla tutta occorrevano almeno cinque anni. La cosa più intelligente che poteva fare il nuovo ministro era capire che il vecchio governo non aveva fatto alcuna rivoluzione collettivistica, ma una riforma liberale ed efficientista, soprattutto per rispondere alle continue sollecitazioni che ci venivano dall’Unione Europea.
    Un ministro intelligente come la Moratti avrebbe potuto utilizzare la normativa da poco avviata, e la troppa carne messa al fuoco da Berlinguer, per cuocerla per benino, prendendosene tutti i meriti. Invece si è fatta prendere da una certa foga ideologica, tipica del berlusconisco, che vede comunisti e comunismo dappertutto, e si è data da fare per disfare tutt’intera la precedente riforma.
    Ne è nato un gran pasticcio. Ad esempio, la riduzione della flessibilità didattica prima prevista; il ridimensionamento del Piano dell’Offerta Formativa, vera carta di gestione autonoma della scuola; la facoltatività di tre ore settimanali da parte delle famiglie, a cui molti genitori e gli stessi alunni rinunceranno, soprattutto nelle superiori; cattedre ballerine, dipendenti dalle mode e dalla volubilità del gusto, con conseguente grave instabilità del personale docente.
    E veniamo alle tre “I”: inglese, informatica e impresa.
    Non solo nelle scuole medie vengono ridotte le ore settimanali obbligatorie di Italiano, storia e geografia, e praticamente scompare l’Educazione tecnica; ma vengono perfino ridotte la ore di Inglese, a dispetto di una delle tanto strombazzate tre “I”. Per quanto riguarda la seconda “I”, risultano ridotti i finanziamenti per le dotazioni informatiche delle scuole; per la terza “I”, impresa, l’impostazione governativa ripercorre quasi integralmente la legge sull’obbligo scolastico del centro sinistra, a parte un tentativo surrettizio di far passare come frequenza scolastica l’apprendistato, senza nessuna retribuzione per lo studente.
    Insomma, senza buttare la croce addosso alla nostra Ministra, diciamo pure che c’è stata solo una minuzia espressiva, riguardante le tre “i”, da scriversi in minuscolo, anziché maiuscolo.


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